Tra le morbide colline di Carmignano, a soli 20km da Firenze, si svela la Tenuta di Artimino.

Gioiello Toscano ed antica dimora medicea, con la sua Villa La Ferdinanda, patrimonio UNESCO, è un rifugio dove l’ospitalità diffusa si fonde con i sapori autentici, i vini generosi e le esperienze uniche.

Un tesoro nascosto che diventa un’oasi dell’anima.

Hospitality

Un paradiso nel cuore della Toscana: la Tenuta di Artimino Member of Melià Collection offre storia, cultura e bellezza tra vigneti e uliveti vicino a Firenze. Con ospitalità raffinata, ristoranti, piscina, un centro benessere e cantine, è il luogo perfetto per immergersi nell’autentica atmosfera toscana.

La Villa

Dominante sui colli del Montalbano, Villa Medicea “La Ferdinanda” fu costruita nel 1596 per volere di Ferdinando I de’ Medici su progetto di Buontalenti. Conosciuta come la “Villa dei Cento Camini”, univa arte, caccia e cultura, ospitando nomi illustri.

Vino

Un’estensione totale di 730 ettari, di cui 78 vitati, 16.000 ulivi e 400 ettari di bosco. Queste colline, caratterizzate da un microclima unico, vantano terreni diversificati e una straordinaria biodiversità. I loro prodotti rappresentano un autentico tesoro ancora da scoprire.

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Immersa tra le dolci colline toscane e i vigneti del Montalbano, si cela un gioiello senza tempo, testimone di una storia antica e nobile: la Tenuta di Artimino. Al centro di questa terra generosa, ricca di cultura e tradizione, si staglia la maestosa Villa Medicea “La Ferdinanda, conosciuta anche come la Villa dei Cento Camini, una dimora dall’eleganza austera e dal fascino senza pari, nata dal genio architettonico di Bernardo Buontalenti per volere del Granduca Ferdinando I de’ Medici nel 1596.

Posizionata su un poggio che già in epoca etrusca era considerato sacro, la villa è un simbolo di potere e raffinatezza, nata come residenza di caccia e trasformata in un luogo di cultura, arte e svago per la corte medicea.

“Sono stato hoggi à Artimino et credami Vostra Altezza che vi ho trovato un Primavera”

scriveva Ferdinando I alla moglie Cristina di Lorena nel 1596, rivelando l’incanto e la serenità che questo luogo suscitava nei suoi ospiti. Fin dalla sua costruzione, la Villa dei Cento Camini – così chiamata per i numerosi camini che svettano dalla sommità dell’edificio – si distingueva per l’armonioso equilibrio tra l’austera imponenza delle sue mura e la grazia dei suoi dettagli architettonici, come la sinuosa scalinata in pietra serena che introduce all’ingresso principale.

La Tenuta e la sua Storia

Una preziosa gemma di architettura incontra l’eleganza del passato

La Ferdinanda non aveva giardini: il suo parco naturale era il Barco Reale, la vasta riserva di caccia della famiglia Medici, cinta nel 1626 da un muro lungo 32 miglia, i cui resti ancora oggi si intravedono nel paesaggio. Il granduca Ferdinando, uomo di visione e mecenate dell’arte e dell’agricoltura, volle che la villa fosse non solo una dimora, ma un fulcro vitale della sua epoca, luogo di incontri e di studi. Nel 1608 ospitò Galileo Galilei, chiamato a istruire nelle matematiche il giovane Cosimo II, mentre nelle sue cucine è conservato un antico girarrosto progettato da Leonardo da Vinci, testimoniando l’intreccio tra ingegno e cultura che permea ogni pietra della villa.

Custode di un’epoca gloriosa, l’interno della Villa è un susseguirsi di meraviglie, dove arte e storia si intrecciano in un raffinato gioco di luce e colore. Varcando l’ingresso, si accede alle due ampie sale del pian terreno, speculari rispetto all’androne delle carrozze.

Qui, un tempo, trovavano alloggio i Lanzi, le guardie della Villa, ma anche ospiti e viaggiatori di passaggio, accolti in ambienti sobri e funzionali, testimoni della vocazione ospitale della residenza.

Al piano nobile, il cuore pulsante della Villa, si svelano le stanze più prestigiose, riservate al Granduca Ferdinando I de’ Medici e a sua moglie Cristina di Lorena, nipote di Caterina de’ Medici. La Sala dell’Orso, così chiamata per un’antica decorazione, è un trionfo di eleganza: sulla volta, tre affreschi di Domenico Cresti, detto il Passignano, donano alla sala una raffinata armonia cromatica e un senso di solennità senza tempo. Sul lato sinistro del piano nobile, si snoda l’appartamento della Granduchessa, un insieme di ambienti impreziositi da soffitti affrescati dallo stesso Passignano. Qui, nell’ultima stanza, si cela un piccolo capolavoro: il Ricetto del Poggiolo, interamente affrescato con un’eleganza delicata, capace di avvolgere chi vi entra in un’atmosfera di grazia e riservatezza.

Sul lato opposto della Villa si trova la maestosa Sala del Leone, un tempo conosciuta come Salone delle Guerre. Qui, le pareti sono impreziosite da antichi arazzi, mentre lo spazio ospita le copie delle celebri lunette di Giusto Utens, raffiguranti le proprietà medicee e oggi conservate presso Villa La Petraia. Salendo ancora, si raggiunge l’ultimo piano, un tempo riservato a principesse, cugini del Granduca e al personale di servizio. Questo livello ospita il Salone del Toro e l’Annunziata, oggi destinati a funzioni amministrative, ma un tempo parte integrante della vita della corte.

L’interno della Villa è un raffinato intreccio di arte, storia e magnificenza, un susseguirsi di ambienti sontuosi che custodiscono il fascino intatto di un’epoca gloriosa. Ogni sala racconta il fasto della corte medicea, tra affreschi preziosi, dettagli architettonici eleganti e atmosfere intrise di suggestione.

Custode di un’epoca gloriosa, l’interno della Villa è un susseguirsi di meraviglie, dove arte e storia si intrecciano in un raffinato gioco di luce e colore. Varcando l’ingresso, si accede alle due ampie sale del pian terreno, speculari rispetto all’androne delle carrozze.

Qui, un tempo, trovavano alloggio i Lanzi, le guardie della Villa, ma anche ospiti e viaggiatori di passaggio, accolti in ambienti sobri e funzionali, testimoni della vocazione ospitale della residenza.

Al piano nobile, il cuore pulsante della Villa, si svelano le stanze più prestigiose, riservate al Granduca Ferdinando I de’ Medici e a sua moglie Cristina di Lorena, nipote di Caterina de’ Medici. La Sala dell’Orso, così chiamata per un’antica decorazione, è un trionfo di eleganza: sulla volta, tre affreschi di Domenico Cresti, detto il Passignano, donano alla sala una raffinata armonia cromatica e un senso di solennità senza tempo. Sul lato sinistro del piano nobile, si snoda l’appartamento della Granduchessa, un insieme di ambienti impreziositi da soffitti affrescati dallo stesso Passignano. Qui, nell’ultima stanza, si cela un piccolo capolavoro: il Ricetto del Poggiolo, interamente affrescato con un’eleganza delicata, capace di avvolgere chi vi entra in un’atmosfera di grazia e riservatezza.

Sul lato opposto della Villa si trova la maestosa Sala del Leone, un tempo conosciuta come Salone delle Guerre. Qui, le pareti sono impreziosite da antichi arazzi, mentre lo spazio ospita le copie delle celebri lunette di Giusto Utens, raffiguranti le proprietà medicee e oggi conservate presso Villa La Petraia. Salendo ancora, si raggiunge l’ultimo piano, un tempo riservato a principesse, cugini del Granduca e al personale di servizio. Questo livello ospita il Salone del Toro e l’Annunziata, oggi destinati a funzioni amministrative, ma un tempo parte integrante della vita della corte.

Ogni ambiente sussurra memorie di un passato illustre, un’eco di fasti medicei che ancora risuona tra le mura, avvolgendo chi vi entra in un’atmosfera di pura meraviglia.

La scalinata a coda di rondine, elegante e solenne, si distende con grazia dalla Loggia dei Paradisi fino al giardino, seguendo un disegno antico ripreso negli anni Trenta dall’architetto Lusini su ispirazione di Buontalenti. Da qui, lo sguardo si perde in un panorama di straordinaria bellezza: il borgo di Artimino, con le sue mura medievali intatte e l’antico orologio torre, sembra vegliare sul tempo, mentre la pieve romanica di San Leonardo si erge tra i dolci pendii, incorniciata da oliveti che dipingono la campagna con sfumature d’argento.

Sullo sfondo, l’inconfondibile profilo della Villa, dominato dai celebri cento camini, testimoni di un’epoca di splendore e di esigenze regali. Un tempo, l’ampia bandita di caccia medicea del Barco Reale la avvolgeva in un abbraccio selvaggio, protetta da un imponente muro di 32 miglia, le cui tracce ancora oggi raccontano di battute di caccia e segreti di corte. Qui, ogni pietra narra una storia, ogni scorcio sussurra un’eco di grandezza.

La sua costruzione, completata in soli quattro anni, rappresentava un punto di congiunzione tra le vaste proprietà della famiglia Medici: un luogo dedicato non solo alla caccia, ma anche all’otium umanistico, alle arti e alla poesia. Qui, la natura e l’ingegno umano si fondono armoniosamente, dando vita a un paesaggio di straordinaria bellezza e imponenza.

Oggi, Villa La Ferdinanda conserva intatta la sua anima originaria, mantenendo il prestigioso riconoscimento di Patrimonio Unesco dal 2013, insieme alle altre Ville e Giardini medicei. Il suo ingresso principale, dominato dallo stemma mediceo, si affaccia su Firenze, mentre i due torrioni spezzati ospitano terrazze che un tempo servivano da punti di osservazione sui possedimenti della famiglia Medici.

Elemento distintivo dell’intera Villa sono i camini, disseminati in ogni ambiente e progettati da Bernardo Buontalenti. Non solo dettagli architettonici di rara bellezza, ma anche soluzioni funzionali, realizzate in pregiati materiali come il marmo e la pietra serena, pensate per garantire calore agli ambienti nei rigidi inverni toscani.

Ogni ambiente sussurra memorie di un passato illustre, un’eco di fasti medicei che ancora risuona tra le mura, avvolgendo chi vi entra in un’atmosfera di pura meraviglia.

La scalinata a coda di rondine, elegante e solenne, si distende con grazia dalla Loggia dei Paradisi fino al giardino, seguendo un disegno antico ripreso negli anni Trenta dall’architetto Lusini su ispirazione di Buontalenti. Da qui, lo sguardo si perde in un panorama di straordinaria bellezza: il borgo di Artimino, con le sue mura medievali intatte e l’antico orologio torre, sembra vegliare sul tempo, mentre la pieve romanica di San Leonardo si erge tra i dolci pendii, incorniciata da oliveti che dipingono la campagna con sfumature d’argento.

Sullo sfondo, l’inconfondibile profilo della Villa, dominato dai celebri cento camini, testimoni di un’epoca di splendore e di esigenze regali. Un tempo, l’ampia bandita di caccia medicea del Barco Reale la avvolgeva in un abbraccio selvaggio, protetta da un imponente muro di 32 miglia, le cui tracce ancora oggi raccontano di battute di caccia e segreti di corte. Qui, ogni pietra narra una storia, ogni scorcio sussurra un’eco di grandezza.

La sua costruzione, completata in soli quattro anni, rappresentava un punto di congiunzione tra le vaste proprietà della famiglia Medici: un luogo dedicato non solo alla caccia, ma anche all’otium umanistico, alle arti e alla poesia. Qui, la natura e l’ingegno umano si fondono armoniosamente, dando vita a un paesaggio di straordinaria bellezza e imponenza.

Oggi, Villa La Ferdinanda conserva intatta la sua anima originaria, mantenendo il prestigioso riconoscimento di Patrimonio Unesco dal 2013, insieme alle altre Ville e Giardini medicei. Il suo ingresso principale, dominato dallo stemma mediceo, si affaccia su Firenze, mentre i due torrioni spezzati ospitano terrazze che un tempo servivano da punti di osservazione sui possedimenti della famiglia Medici.

HOSPITALITY

Parte della prestigiosa Meliá Collection, la Tenuta di Artimino celebra l’essenza del territorio con ospitalità esclusiva, cucina locale e tradizioni toscane. Immersa tra vigneti e uliveti, già antico insediamento etrusco, borgo medievale e Tenuta di caccia medicea, oggi offre un hotel diffuso con 101 unità, due ristoranti panoramici, piscina, un centro benessere ed un’esperienza enogastronomica autentica. Tra relax, sapori e cultura, Artimino è un luogo unico, un tesoro di storia e natura che offre un legame profondo con il territorio.

LA VILLA

Villa Medicea “La Ferdinanda”, costruita nel 1596 su progetto di Bernardo Buontalenti, domina i colli del Montalbano, già sacri agli Etruschi. Commissionata da Ferdinando I de’ Medici come residenza di caccia, è nota per i suoi “Cento Camini”. Patrimonio UNESCO dal 2013, la villa vanta affreschi di Passignano e Poccetti, testimonianze di Galileo Galilei e un girarrosto realizzato su progetto da Leonardo da Vinci. L’architettura austera è alleggerita da eleganti dettagli, come la scalinata d’ingresso. Al piano nobile, le stanze del Granduca e della Granduchessa, arricchite da affreschi, conservano il fascino unico della storia medicea. Oggi è una affascinante location per eventi.

AZIENDA AGRICOLA

I vigneti si estendono dalle colline del Carmignano, amate da Leonardo da Vinci e dai Medici,  e quelle del Chianti Montalbano. Ogni varietà viene piantata dopo uno studio approfondito del suolo. Il Carmignano DOCG, tra i grandi vini rossi toscani, vanta origini antichissime. La storia del vino Carmignano DOCG inizia con il popolo etrusco, che già produceva vino in queste zone. Il ritrovamento di vasi di vino all’interno di alcune tombe etrusche e l’assegnazione da parte di Cesare ai suoi veterani, tra il 50 e il 60 a.C., di talune terre tra l’Arno e l’Ombrone, ne sono una testimonianza. Dalle antiche varietà Frantoio, Moraiolo e Leccino, raccolte a mano tra gli uliveti storici della Villa dei Cento Camini, un olio raro e prezioso. Ogni bottiglia celebra l’eredità de’ Medici e l’eccellenza di un terroir unico, custode di secoli di storia e passione per la qualità.